Un’altra perla di una splendida storia umana con magie sportive indelebili: il campione di Oliena nella Hall of fame della Figc
di Mario Frongia
Luciano Spalletti lo guarda compiaciuto: nella settimana delle sfide a Macedonia e Ucraina che per l’Italia valgono un pezzo decisivo per gli Europei di Germania 2024, uno con i suoi piedi gli sarebbe servito. Magari alle spalle di Scamacca e Kean o Raspadori. Le sue giocate sarebbero miele anche per le incursioni di Zaniolo e Berardi. Ma il tempo non dà tempo. Gianfranco Zola, nella sala conferenze di Coverciano, si gode con un’umiltà che leva il fiato l’ennesimo tributo. Meritato, conquistato con fatica, sacrificio, concentrazione. E un granitico rispetto delle regole e degli avversari. Cita Spalletti (“Luciano sa quanto si riceve a Napoli in termini di passione, calore, entusiasmo”), ricorda gli anni londinesi (“Consiglio a tutti un’esperienza all’estero. La Premier mi ha dato davvero tanto”), abbraccia Matteo Marani, presidente della Lega Pro che l’ha voluto al suo fianco da vice. L’applauso è intenso. Il baronetto della Regina pare davvero sorpreso. Lo è stato di recente anche per il murale di oltre quindici metri quadri che lo ritrae su una parete di una casa in via Vittorio Emanuele, a due passi dal municipio. A Oliena, il paese del vino e della sua giovinezza. Con una palla incollata ai piedi. Una storia lunga 57 anni. Mezzo secolo di finte, tiri, gol, braccia alzate al cielo. A Coverciano, la culla del pallone azzurro, quelle pallonate nello spiazzo antistante il bar di papà Ignazio, ricordato da qualche anno con un torneo giovanile che gli avrebbe aperto il cuore, risuonano felici. La Hall of fame, il Museo del calcio diretto da Matteo Marani, fondato e curato fino alla sua scomparsa dal medico della Nazionale, Fino Fini (“Ricordate a Gianfranco che deve ancora mandarmi una sua maglia” diceva ai cronisti sardi ospiti del Centro tecnico per i corsi di aggiornamento dell’Ussi), le strette di mano e le congratulazioni degli altri premiati e degli Azzurri. Con Gigi Buffon, beffato assieme a Thuram e Zebinà dall’allora capitano del Cagliari a 38 anni volato a incornare l’1-1, in prima fila nell’abbraccio a Magic box. Una sorta di viaggio nel tempo. Con la maglia, la numero 25 del Chelsea, che Magic box si è ricordato di mettere in valigia e ha trovato una sua teca nel Museo. Gianfranco e la Hall of fame. Con Maldini e Baresi ma, soprattutto, con i geni, tra fantasia estro e tecnica, che tanto mancano al calcio: Zola si unisce a Totti, Pirlo, Baggio, Del Piero. Giocate raffinate, ieri e oggi. Una delle lacune del calcio fisico, super tattico, dal business feroce, troppo spesso lontano dalle emozioni degli appassionati. E non si tratta solo di “Nostalgia canaglia”, come cantano Al Bano e Romina.
Hall of fame, parata di campioni. Il riconoscimento istituito nel 2011 da Fondazione Museo del calcio e Figc, in questa edizione ha arricchito anche le bacheche di Alessandro Altobelli e Cristiana Girelli, dell'ex presidente dell'Inter, Ernesto Pellegrini, dell’arbitro Luca Martelli e, alla memoria, dei familiari di Sinisa Mihajlovic, Erno Egri Erbstein e Mario Sconcerti. Gianfranco, dunque. Conciliabolo fitto fitto con Spalletti, Buffon e Gravina, il “suo” presidente quando con Gigi Casiraghi ha guidato l’Under 21 e l’Olimpica a Pechino 2008. Il volto determinato e ambizioso - ritratto su un muro del suo paese, con a lato, trofei e loghi delle squadre dove ha vinto e giocato - si intenerisce. Nella culla dell’Italia il film ideale ritrae un cammino per nulla semplice. Dalla Corrasi al Cagliari, passando per Nuorese, Torres, Napoli, Parma e Chelsea. Luoghi, storie e persone che non lo hanno scordato. E continuano a rendergli tributi sinceri. Anche se dal 2005 ma smesso di ubriacare gli avversari con i dribbling, di mettere la palla al sette, di compiere gesti da campione. L’uomo e il calciatore. Capace di ritagliarsi uno spazio perpetuo nella memoria dei tifosi inglesi, dopo aver collezionato trofei al San Paolo e al Tardini. Gianfranco Zola, la modestia con le scarpette da calcio, altruismo e genuinità senza secondi fini. La Federcalcio ha premiato un esempio, umano prima che sportivo. Icona ideale per le nuove generazioni. Dai piedi del monte Corrasi, con al fianco la moglie Franca, i figli Martina, Andrea e Samuele, l’inossidabile mamma Giovanna, 92 anni, spirito generoso e una parola buona per tanti, per un percorso nobile e sincero. Gfz tradisce un filo di emozione. Quasi come se stesse nuovamente debuttando in A al fianco di Maradona e Careca. O magari, mandando in gol Asprilla, segnando a Londra per l’Italia il gol decisivo contro l’Inghilterra: “Ero appena arrivato al Chelsea. Negli spogliatoi non si parlava d’altro, c’era anche Di Matteo. Ci davano per spacciati!”. Invece ci pensò lui, di destro, su lancio di Costacurta (“Ma Billy stava spazzando!” ripete spesso con un sorriso) a dare un gigantesco dispiacere ai settantamila di Wembley. E per stare oltre Manica, nessuno scorda la rete di tacco al Norwich su corner, dedicata a un bambino che lo ammirava e che da lì a poco se ne sarebbe andato per un male incurabile. Gianfranco, l’eterno ragazzino che adora pizza e bistecche ben cotte. Sì, proprio lui. Che tra Londra e Puntaldia, tra i tanti trofei e onorificenze, alle targhe dei Premi intitolati a Gaetano Scirea, nel 2005, e Giacinto Facchetti, 2010, aggiungerà quello della Figc. La persona ancora prima del fantasista che ha avuto in dote la maglia e il ruolo di Maradona, che in Premier è stato più volte campione dell’anno con i Blues, che dal 2006 è nella British Hall of fame. Senza scordare coraggio e serietà nel salutare José Mourinho e il Chelsea atteso dalla Champions per tornare in B e riportare il Cagliari in serie A. Nella Hall italiana ci sono anche Platini, Zidane, Batistuta: lo spettacolo è servito. A Coverciano hanno proiettato una clip con i suoi gol. Il passato, che piace e ammalia. La memoria, indispensabile sempre e comunque. Specie per i cronisti. Ma il presente chiede altro. Con Matteo Marani si pedala e i primi risultati si vedono. Il sistema serie C necessita di una scossa. Gianfranco Zola c’è.