di Mario Frongia
Dopo otto gare, ultimi e con numeri impietosi. Serve un colpaccio in Campania, altrimenti è il dramma. Con Claudio Ranieri quasi impotente
Mercato deficitario. Una squadra fragile fin dal via. Figlia di scelte dell’ultim’ora, rischiose e, come sempre, furbescamente al risparmio. Ma soprattutto, in ritardo rispetto alle richieste di Claudio Ranieri. In ritardo e lontane dalle caratteristiche chieste dal tecnico del miracolo: “Servono due centrali difensivi che conoscano il campionato, in B una sbavatura te la perdonano, in A ti castigano. In avanti ho due giocatori forti ma vanno per i 34 e 35 anni. Serve un attaccante che vada in doppia cifra”. Queste le parole precise dell’allenatore della leggenda Leicester. Arrivano lo scorso giugno, neanche usciti dalla sbornia colossale per aver conquistato a Bari la promozione al 94’ con una zampata di Pavoletti, in campo da 2’. Le risposte della presidenza Giulini, con al fianco il fidato diesse Bonato? Dieci milioni per i difensori, il polacco Wieteska e il greco Hatzidiakos, presi da campionati e club non di prima fascia, totalmente ignari di cosa significhi la serie A. Eppure, Palomino (Atalanta) e Ferrari (Sassuolo) erano tra i profili adatti. Forse, anche Baschirotto (Lecce) sarebbe stato utile. Ma hanno traccheggiato e la storia si è chiusa. Male, molto male per il Cagliari. Sul fronte punte, peggio che mai. È arrivato Shomurodov dallo Spezia, retrocesso. E il penultimo giorno di mercato, Petagna dal Monza. Difficile confutare che il primo fosse da ricondizionare totalmente e quindi lontano non solo dalla doppia cifra ma anche dal reggere un tempo. Petagna ha una carriera alle spalle che non evidenzia grandi exploit, eccettuate le stagioni con la Spal. Ma a Bergamo, Napoli e Monza i numeri del centravanti sono altri. E avrebbero dovuto indurre una riflessione supplementare alla dirigenza. Intanto, persi per strada, tra i tanti, Colombo, Pojahnpalo, Cheddira, Nzola e Doukakis, tra le dirette e immediate concorrenti nel post Salerno, il Frosinone si è preso Cheddira, Soulé e Kaio Jorge, il Genoa Retegui, Messias e Puscas. Senza scordare che le stesse cifre spese male il Cagliari avrebbe potuto trovare di meglio. Senza scomodare il Torino, che ha preso Zapata, o il Monza, Papu Gomez. Insomma, due flop societari mica male. Purtroppo, in linea con il recente passato, fin dal bidona mento dato in panca a Zola, Rastelli e Maran. Quasi un tracollo se si pensa all’aver riconquistato la A in un solo girone, quello di ritorno, dopo essere stati quattordicesimi. Dunque, tutto da buttare? No. Gli arrivi dei giovani Oristanio, Prati e Sulemana sono stati interessanti. Ma avrebbero avuto bisogno del rodaggio. E se si tiene conto delle assenze di Lapadula, Mancosu, Rog con Pavoletti a corrente alternata, in campo stanno giocando i sei undicesimi arrivati quinti in B. E alcuni fanno parte dei retrocessi vergognosamente a Venezia.
Incrocio da incubo. Insomma la tifoseria, alla vigilia di Salernitana-Cagliari di domenica alle 15, deve tirare un lungo sospiro. La squadra, e il tecnico, meritano un’altra corposa dose di fiducia. Ma il rischio è che le cose possano complicarsi. Lo stesso ballottaggio tra i portieri Radunovic e Scuffet è una bomba a orologeria. Gli acciacchi dei reduci dalle nazionali, da Hatzidiakos a Luvumbo, unico in grado di dare una scossa, sono un altro motivo che leva il sonno al tecnico. Ranieri sa che all’Arechi, con Pippo Inzaghi fresco di subentro alla guida della Salernitana, ci si gioca una fetta molto importante di stagione. Le undici maglie d’avvio saranno pesanti e meditate. Anche perché i dati sono chiari: sei ultimo con 2 punti, reduce da quattro sconfitte di fila, hai segnato 3 gol e ne hai subito 16 reti, alla pari dell’Empoli, una in meno proprio della Salernitana, e solo due volte non hai incassato gol (Torino e Udinese). Poi, che si sia giocato con le cinque big, gli infortuni e gli errori individuali va tenuta presente. A patto che non sia un alibi per coprire un mercato pesantemente al disotto delle aspettative e del buon senso. E come diceva Boskov “Vince squadra che sbaglia meno”. Dita incrociate.
Rombo di tuono e la sua Amsicora. La notarella che dà un filo di gioia riguarda il totem Gigi Riva. Domenica, nel dopo gara dei rossoblù, domenica dalle 18 all’Amsicora viene inaugurato un murale che lo ricorda. Rombo di tuono, figura iconica e indelebile della tifoseria isolana e degli sportivi di mezzo mondo. Tuttora recordmen con 35 reti in 42 gare della Nazionale, in suo onore arriva l’iniziativa del comitato “Una statua per Gigi Riva”. Un murale di 5 metri per sei all’ingresso dell’impianto dello scudetto del ’70. L’immagine riproduce la calciata di sinistro del bomber. Da brivido. L’opera è stata realizzata dalla Cooperativa Skizzo di San Gavino con la direzione artistica del pittore Giorgio Casu.