di Mario Frongia
Il mercato va a rilento, sarebbe ingiusto chiedere un altro miracolo a Claudio Ranieri. Intanto è record di abbona.Al cuore non si comanda, sempre e comunque. Con oltre tredicimila tessere staccate, e campagna ancora aperta, i supporter del Cagliari salgono sul miracolo griffato Claudio Ranieri. La serie A riconquistata, dopo appena un anno e una retrocessione ignobile, è nuovamente a casa. E la tifoseria ha risposto presente. Numeri importanti, destinati a crescere. Adesso, c’è da aspettare il campo: sabato con il Palermo per i trentaduesimi di Coppa Italia.
Il 22 agosto trasferta a Torino in casa granata per la prima di campionato. Dita incrociate, tra fiducia e perplessità. Legati al mercato, al futuro dello stadio, alla Fluorsid, azienda che controlla il club. Con Augello, Oristanio, Sulemana e Scuffet che hanno superato i primi test in rossoblù, gli arrivi di Shomurodv (da rimettere in sesto fisicamente) e Jankto (infortunio muscolare dopo soli 15’ di test amichevole) sono ancora da valutare appieno. Sir Claudio ha dato indicazioni precise: “Servono due attaccanti esperti che sappiano andare in doppia cifra: ho ragazzi validi ma vanno per i 33 e i 35” le parole del tecnico. E ancora: “Dietro, in B una sbavatura puoi concederla. In A ti puniscono”. Parole chiare, un messaggio nitido alla proprietà. Intanto, Palomino, Mina e Ferrari sono sfumati. E anche sui nomi in ballo da giugno, da Baschirotto a Colley e Girotto, per ora non c’è nulla di concreto. È il mercato, non una novità. Ma i tifosi si chiedono quale sia la strategia del club. Strategia che, oltre agli input di Ranieri, deve terne conto dell’enorme tegola che terrà fuori per mesi Lapadula e Mancosu, più Rog in mediana. Ma il club su questo pare andare a fari spenti. Ci si augura che da qui alle 20 del 31 agosto, con slittamento di dodici ore, le esigenze del tecnico autore del più grande miracolo della recente storia sportiva, vengano esaudite. Senza, si spera, veder tornare in auge la tattica fallimentare cara alla presidenza. Ovvero, le figurine vintage e in disarmo. O il voler ricorrere ai senza contratto e acciaccati da riatletizzare. Aver riconquistato la serie A è stato un successo memorabile dell’allenatore di Testaccio, già fenomenale con il Leicester, e di un gruppo che, assortito male e rinforzato così così a gennaio come prova l’addio a Prelec. Adesso, con la A non si scherza. Specie dopo nove anni con un’altra retrocessione in avvio e la giubilazione di Gianfranco Zola. Con, a seguire, il successo con Rastelli e le annate da incubo tra salvezze stentate. Stagioni condite da una gestione orribile in campo e fuori, culminata con la disastrosa caduta in B dopo l’osceno pareggio di Venezia. La sintesi di una conduzioni presidenziale piuttosto deficitaria. Tuttora, il direttore sportivo Nereo Bonato, che ha portato in cassa circa sedici milioni di euro dalle operazioni Bellanova, Cragno, Marin eccetera, prima di muovere un dito deve sentire il patron. Normale. C’è tempo, tutte le squadre sono cantieri aperti, l’ultima settimana è quella decisiva. Tutto vero. Ma chi aspetta troppo rischia di essere preso per il collo o, peggio, bidonato con pedine da adattare. In più, il diesse deve provare a risolvere i casi Nandez e Pereiro. Il primo ha rifiutato la Juve ma non ha ceduto alle pressioni del vertice societario che insiste affinché si dimezzi lo stipendio. Stessa musica per Pereiro, contratto super, ma mica lo ha firmato da solo!, poche richieste e valigia in mano. Ecco perché le ipotesi Prati (Spal) per il centrocampo o la gragnola di idee (Okereke, Petagna, Colombo, Petkovic, Borja Mayoral eccetera) per completare l’attacco sono in alto mare. O stanno firmando con altri club. Come ha fatto Nzola.