La svolta sembra vicina. Con 33 anni di ritardo Beniamino Zuncheddu potrebbe, finalmente, tornare un uomo libero. La vicenda ormai è nota a tutti ed ha avuto un risalto nazionale. Condannato all'ergastolo per un reato mai
commesso, ha sempre urlato la sua innocenza sostenuto da tutta Burcei, il suo paese d'origine. Accusato dell'omicidio di tre uomini e del ferimento di un'altro (che poi è diventato il suo principale accusatore), avvenuti alle falde del monte Serpeddi in una gelida serata del gennaio del 1991, si scopre oggi che l accusa è stata "costruita " attraverso indagini sviate e costruite artificiosamente. Con un ritardo di 33 anni, infatti ,il testimone chiave, Luigi Puddu di Sinnai, ha finalmente ammesso che il riconoscimento di Beniamino Zuncheddu, che per sua stessa ammissione non aveva mai visto né conosciuto prima, era stata indotta dagli inquirenti mostrandogli una foto prima del dibattimento. La prova regina è, dunque, finalmente crollata ed ora si attende la liberazione di un uomo che ha sempre urlato la sua innocenza. E con lui i familiari ed un intera comunità che ha manifestato diverse volte, pubblicamente, per richiederne la liberazione. Un caso che lascia sgomenti e che certamente resterà nella storia come drammatico esempio di mala giustizia. La prossima udienza, che si terrà il prossimo 21 novembre a Roma si spera possa essere quella che ridarà dignità e libertà ad un uomo che non ha mai perso la speranza di poter vedere riconosciuta la propria innocenza. Lo spera un intera comunità che lo attende con l'affetto dovuto a chi ha subito un calvario così ingiusto e pesante.