Lo dice il report del World Economic Forum 2023: il nostro Paese è al 79° posto. I dati isolani - al centro della tre giorni Sui generis, Giornate cagliaritane delle pari opportunità - sono in linea con le pessime medie nazionali .
Salute, malattia, benessere e l’intreccio incessante con una realtà che regala pochi sorrisi sulle aspettative di genere, sono stati il mix conclusivo delle Giornate cagliaritane delle pari opportunità. Battezzata Sui generis dal comitato organizzatore che ha nel vagone di testa Anna Rita Ecca (medico), Rosanna Mura e Susanna Pisano (avvocate), componenti della segreteria scientifica con al fianco Angela Quaquero (psicologa), Daniela Paba (giornalista) e Martina Olla (commercialista), la tre giorni ha messo a nudo ancora una volta le problematiche di genere. Su scala nazionale e regionale le cose non vanno per nulla bene. Apertesi giovedì scorso nella facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche a Cagliari, le Giornate hanno costruito un confronto attento e concreto con un percorso che non permette a chicchessia di chiamarsene fuori. “Se parliamo di Gender gap, i dati del recente report del World Economic Forum, dicono che l’Italia si trova al 79° posto, dietro Uganda, Kenya, Georgia, Etiopia, Thailandia. Ma quello che preoccupa - spiega Anna Rita Ecca, tesoriere Ordine dei medici provincia di Cagliari - è il calo: abbiamo perso sedici posizioni rispetto al 2022”. Un arretramento secco per la parità di genere che non può lasciare indifferenti. Per i 146 paesi inclusi nell’indice 2023, il divario di genere nella sanità e nell’istruzione si sono chiusi al 96 e al 95,2 per cento. Più arretrate la partecipazione economica e la politica (60,1 e 22,1). Per il 14° anno consecutivo l’Islanda si è confermata prima della classe seguita da Norvegia, Finlandia, Svezia e Nuova Zelanda “L’Europa - aggiunge Susanna Pisano, presidente di ConfProfessioni - ha la più alta parità di genere: un terzo dei Paesi si classificano nelle prime venti posizioni e venti su trentasei Paesi hanno raggiunto il 75 per cento di parità. Al ritmo attuale in Europa si avrà la parità di genere in 67 anni. L’Italia? Nella classifica globale ha il 70,5 per cento, in calo rispetto allo scorso anno sia per punteggio (72 per cento nel 2022), sia per posizione (63° posto). Di questo passo la parità di genere la avremo in 131 anni”. Il report certifica che è stabile l’indice dell’istruzione, migliorano quelli di sanità e partecipazione economica, è in calo quello dell’emancipazione politica. Anche su queste tematiche esperti, docenti e specialisti dei cinque Ordini professionali, per la prima volta affiancati, si sono confrontati con perizia e un fondamentale e onesto sguardo al futuro. “Abbiamo istituito un metodo di lavoro e un obiettivo condiviso: solo assieme, come professionisti di ambiti differenti, possiamo affrontare problematiche e orizzonti che mutano di continuo. Diciamo basta - rimarca Rosanna Mura, presidente Comitato pari opportunità, Ordine avvocati di Cagliari - ai convegni con sole donne: Sui Generis è e rimane uno spazio libero di riflessione e progettualità”. Vere e proprie autostrade di difficoltà, se si pensa alle consolidate differenze tra maschi e femmine nel lavoro, nella formazione. nella libertà. Proprio su quest’ultimo argomento è stata particolarmente apprezzata la cornice “Repressione di genere al giorno d’oggi: Donne, vita e libertà” con Tiziana Ciavardini (giornalista) e Farian Sabahi (storica e orientalista) che hanno dialogano della condizione femminile in Iran con Guido Alpa (docente alla Sapienza, Roma). Il dibattito è stato moderato da Ester Cois, prorettrice Pari opportunità dell’ateneo di Cagliari. Più in generale sul ripensamento dell’ottica di genere inerente professioni, salute, formazione e istruzione, sono intervenuti i presidenti e i delegati nazionali degli Ordini coinvolti, Filippo Anelli (medici), Elisabetta Cosci (giornalisti), Elbano De Nuccio (commercialisti), Francesco Greco (avvocati) e David Lazzari (psicologi). Infinito e di pregio l’insieme delle indicazioni degli specialisti, moderati da Susi Ronchi, cofondatrice di Giulia-giornaliste. Materiale in abbondanza, segnali da cogliere e progetti, soprattutto culturali, da realizzare. “Senza la partecipazione attiva dell’intera catena inerente l’istruzione, dagli asili all’università, e la condivisione delle famiglie, della società civile, laica e religiosa, e dell’associazionismo, non si va da nessuna parte” è stato il commento unanime dei relatori. Con una serie di indicazioni per il presente e l’immediato futuro, il comune denominatore delle Giornate ha permesso di lavorare anche su burn out professionale, previdenza e reti antiviolenza. Argomenti che sono stati trattati in nove tavole rotonde. Una serie di eventi nell’evento capaci di spaziare e dare luce anche alle contrastanti dinamiche inerenti previdenza, povertà, Covid, segregazione orizzontale, Gender pay gap e sicurezza. Spazio anche per Intelligenza artificiale, attratività delle professioni e necessità di costruire un adeguato linguaggio di genere. In chiusura, come accennato, la giornalista Roberta Ida Villa ha curato il dibattito tra i professori Silvano Tagliagambe e Maria Del Zompo. Un viaggio con un “pensare altrimenti” tra benessere e qualità della vita, neuroscienze e filosofia della scienza, epigenetica, ambiente e dna. Con l’impegno al mantenimento “alto e solido” sulla scaletta di compiti per casa che ciascun Ordine deve seguire nella quotidianità, è stata Ester Cois a coordinare la tavola rotonda finale con gli interventi dei presidenti degli Ordini professionali regionali e territoriali, Emilio Montaldo (medici), Matteo Pinna (avvocati), Angela Quaquero (psicologi), Alberto Vacca (commercialisti) e Daniela Paba (vicepresidente giornalisti). A dirla tutta, 79esimi o meno, il lavoro non manca.