L'ipocondria, oggi definita disturbo da ansia di malattia è caratterizzata dalla paura che certi sintomi, come un dolore, un prurito, un capogiro, siano segnali di una malattia gravissima. La persona con ipocondria sta sempre in ascolto dei segnali del proprio corpo, e questa attenzione focalizzata fa sì che normali segnali del corpo di solito sotto soglia, vengano percepiti in modo amplificato e interpretati come segnale di pericolo, provocando una forte ansia e una ulteriore amplificazione del sintomo.
Talvolta fattori psicologici stressanti provocano l’esordio di sorprendenti sintomi apparentemente neurologici, ma di origine psicogena (disturbo di conversione), infatti i risultati clinici forniscono le prove dell’incompatibilità tra il sintomo e le condizioni neurologiche o mediche conosciute. Il comportamento tipico della persona ipocondriaca è la richiesta insistente di rassicurazioni a chi gli sta vicino (“ma secondo te ho un tumore? E se fosse un tumore?”), in particolare al medico. C’è chi evita le indagini mediche per la paura di avere la conferma delle proprie peggiori paure, e chi invece parte alla ricerca ossessiva della conferma di avere una malattia, girando numerosi specialisti e facendo indagini strumentali che tipicamente danno un riscontro negativo. Quando si è tentato di tutto e non rimane altro da fare, a quel punto la persona ipocondriaca si rassegna, e calando lo stato di emergenza a seguito della più alta forma di rassicurazione (gli esami strumentali) il sintomo scompare. Salvo poi riattivarsi tempo dopo con un nuovo sintomo che innescherà la paura di avere una nuova malattia, in un ciclo senza fine. A volte basta sentire il racconto della malattia di un’altra persona per avvertire gli stessi sintomi sul proprio corpo, e innescare il conseguente circolo vizioso. Ma cosa accade se a un ipocondriaco viene realmente diagnosticato un tumore? Forse vi sorprenderà, ma l’ipocondria scompare. “Ma che senso ha?”, voi direte. Prima ci si ossessiona per la paura di avere qualcosa, e quando ciò che si teme si realizza, la paura scompare? Proprio così, perché il perno dell’ipocondria è il dubbio. Una volta che il dubbio diventa certezza, la persona sa che deve fare un percorso terapeutico e smette di pensarci. Interessante, vero? Bene, ma l’ipocondria spesso ha un vantaggio secondario (cioè il vantaggio inconscio di mantenere il sintomo): catalizzare l’intera attenzione della persona per distoglierla da dinamiche affettive eccessivamente gravose per la persona. Una mia paziente ipocondriaca con sintomi neurologici è totalmente incentrata sulla paura di avere una malattia, e ciò la distoglie dal pensiero di sopportare la propria figlia di 5aa, che detesta. Per la sua mente la paura della malattia è il male minore. Un’altra mia paziente ipocondriaca con sintomi neurologici era totalmente incentrata sulla paura di avere una malattia, e questo la distoglieva dal ricatto dell’amante di svelare tutto al marito se lei non di fosse separata. Il pensiero la malattia la distoglieva da questo ricatto emotivo intollerabile. Bisogna fare attenzione a individuare correttamente il vantaggio secondario, altrimenti qualunque tentativo di correggere il pensiero ipocondriaco sarà destinato a fallire. Ultimo step prima di concludere: da dove nasce tutto questo? L’aver assistito alla malattia e morte di un parente stretto, o aver vissuto l’esperienza di un malattia. Queste esperienze rendono la persona vulnerabile, e per un principio di generalizzazione inizierà a pensare che “se è successo in passato o a qualcuno vicino, allora può capitare anche a me”. Da questa spiegazione è facile capire quali sono i 3 livelli sui quali si articola il disturbo: passato, presente e futuro. Ed è su questi livelli che si articola il lavoro di psicoterapia che svolgo con questi pazienti. Nel passato attraverso delle tecniche immaginative/ipnotiche è possibile sovrascrivere i ricordi che alimentano la paura, far vivere delle esperienza di protezione, comprensione, accoglienza, ascolto, e buttare fuori tutte le emozioni negative che di fatto bloccano il ricordo. Attraverso una procedura ipnotica specifica a 4 step è possibile elaborare i ricordi e quindi depotenziare gradualmente la paura fino a farla sparire. Questo si tradurrà nel concreto che la persona non starà più ad ascoltare il corpo. Per quanto concerne il vantaggio secondario, questo va affrontato con strategie specifiche, che se vorrete, ne parlerò in un altro articolo.
Dott. Giovanni Delogu
Psicologo e psicoterapeuta 3473095315
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