In Italia sono 800 i siti produttivi, concentrati per il 60% al Nord, il 15% al Centro e il 25% al Sud. Venticinque le specie ittiche allevate in ambienti diversi: acqua dolce, lagune e mare. Il fatturato della piscicoltura italiana nel 2023 è stato di oltre 400 milioni di euro. L’Italia è leader europeo e secondo Paese al mondo dopo la Cina, nella produzione di caviale di storione, con più di 65 tonnellate (2023). Il pesce più allevato è la trota: oltre 30.000 tonnellate e più di 280 milioni di uova embrionate. Seguono orata e spigola, con 17.000 tonnellate. L’Italia produce 160 milioni di avannotti di specie ittiche marine pregiate. L’acquacoltura italiana potrà essere ancora più sostenibile (economicamente e ambientalmente) e competitiva se ci sarà un maggiore impulso al suo sviluppo. “Il comparto in Italia non sta crescendo, sia nell’acqua dolce che in quella di mare – spiega Andrea Fabris, direttore dell’Associazione Piscicoltori Italiani, aderente a Confagricoltura -. Siamo il più grande mercato europeo al consumo di spigole e orate, ne consumiamo 80 mila tonnellate l’anno, ma copriamo con la produzione nazionale solo il 20 per cento della domanda. Ci sono problematiche burocratiche, di autorizzazioni. Serve una pianificazione marittima nelle aree vocate all’allevamento, e c’è la necessità di fare conoscere al consumatore l’origine del prodotto, anche nei ristoranti, non solo nei supermercati. Ci stiamo battendo per questo anche in Europa”.
Tra le realtà italiane più sviluppate, figura Agroittica Toscana, che svolge l’attività di acquacoltura da oltre venti anni ed è specializzata nell’allevamento di spigola e orata. Dalla pesca alla fine del confezionamento delle spigole e delle orate passano appena tre ore.
“Il Golfo di Follonica rappresenta circa il 50 per cento della produzione nazionale di orate e spigole – spiega Claudio Pedroni, presidente di Agroittica Toscana -. Nel corso del tempo si è creato un polo ittico dell’agroalimentare a mare. La Toscana è un punto di riferimento per i volumi di produzione e per l’eccellenza: qui ci sono standard di allevamento di primissimo piano. Abbiamo 11 certificazioni, tra cui il marchio Acquacoltura Sostenibile, che è la testimonianza di un lavoro che segue crismi e canoni della sostenibilità. Il nostro lavoro non può essere disgiunto dalla sostenibilità, che deve essere ambientale, produttiva e culturale. Il nostro pesce rispecchia il territorio, e questo dà valore aggiunto al prodotto che viene distribuito in tutta Italia e all’estero. Siamo un punto di riferimento nazionale che ha dato un impulso importante al settore, con 200 posti di lavoro diretti. Per il futuro ci aspettiamo di continuare a crescere, e che l’Italia possa diventare un riferimento nel Mediterraneo”.
Per la sostenibilità è importante anche la scelta dei mangimi. “I pesci vengono allevati con mangimi selezionati – spiega il biologo Andrea Cesarini nello stabilimento di Agroittica Toscana -, i nostri fornitori fanno molta ricerca, negli anni ci hanno seguito molto, e insieme cerchiamo di costruire e di portare avanti un sistema di alimentazione che garantisca un miglior apporto nutrizionale ai pesci. Mentre parecchi anni fa si usava molta farina di pesce, nel tempo ci siamo spostati verso le proteine vegetali e animali che hanno caratteristiche simili al pesce ma che salvaguardano l’ambiente”.
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