Da 23 anni a Venezia si tiene il convegno internazionale C.r.e.d.i.t. specializzato nell’analisi e gestione dei rischi, e in questa edizione mette al centro l’Intelligenza Artificiale con il tema “The Frontiers of New Risks: AI, Digital and Sustainability Transitions”. Quest’anno vede anche la partecipazione del progetto Grins con lo Spoke 4 per analizzare i legami tra IA e twin transition: digitale e sostenibile. Un’occasione unica di confronto per discutere i progressi della ricerca e le politiche rilevanti e parlare di futuro. Focus con due panel dove accademia, policy makers e industria affrontano le sfide e le opportunità delle trasformazioni in corso.
Nella culla dell’economia e del commercio, dove non a caso è nata la prima business school italiana, la prima banca pubblica, nonchè sede dell’Università Cà Foscari che da sempre dà il patrocinio al convegno C.r.e.d.i.t., si discute delle opportunità che l’intelligenza artificiale è in grado di offrire ma soprattutto si affrontano i rischi che la stessa pone e che potrebbe anche essere in grado di ridurre se utilizzata con dati e sistemi di qualità.
“L’intelligenza artificiale si nutre di informazioni, di dati e questi occorre capirli, valutarli, analizzarli perchè siano di qualità – dice la professoressa Monica Billio, ordinaria di Econometria dell’Università Cà Foscari -. Si tratta di un lavoro fondamentale per indirizzare al meglio le scelte e poter affrontare le sfide che si succedono a ritmi sempre più incalzanti. L’IA è strategica ma pone anche tanti rischi che vanno analizzati: da quelli energetici all’impatto ambientale, senza trascurare gli aspetti sociali legati all’occupazione e al sistema pensionistico, a quelli geopolitici perchè non va sottovalutata la globalizzazione dei dati e delle informazioni e l’utilizzo di questi in certe aree geografiche a discapito di altre. Non a caso proprio recentemente stiamo assistendo a un profondo divario tra le tante notizie sui big player occidentali della IA e il molto poco di cui sappiamo di quelli a oriente. E anche questo è un rischio da prendere molto in considerazione. Oggi qualità, gestione e sicurezza dei dati sono valori che devono necessariamente essere presi in considerazionè.
Non c’è quindi solo l’iper consumo di energia e materie prime, per la quantità di dati che i processori analizzano, ma anche rischi per la tenuta sociale e la stessa “Sicurezza Nazionale” come dimostra la recente proposta di legge annunciata dall’amministrazione Biden, formalizzata come una “notice of proposed rulemaking (NPRM)” che punta a estromettere gradualmente le tecnologie cinesi e russe dall’industria automobilistica americana.
Il progetto Grins, finanziato dal PNRR, affronta proprio i rischi legati alla sicurezza dei dati con la piattaforma Amelia, basata su server Cineca, che può offrire al Paese Italia un ombrello protettivo strategico, come sottolinea il professore Silvio Vismara, ordinario di Finanza Aziendale dell’Università di Bergamo: “In questi anni la globalizzazione industriale ci ha insegnato molto e quanto abbiamo appreso va utilizzato per l’intelligenza artificiale. Non possiamo sottovalutare la delocalizzazione dei dati. La gestione delle informazioni, dei dati di qualità è assolutamente strategica. Tutti i Paesi stanno investendo su proprie realtà. Il PNRR ci offre una grandissima opportunità con la piattaforma digitale Amelia e l’impegno dei suoi mille ricercatori in breve tempo a supportare il Paese per scelte migliori. Oggi – aggiunge – ci vogliono sistemi affidabili, sicuri e veloci che possano analizzare e fornire informazioni per agire bene e in fretta. Anche in virtù delle sfide sempre più complesse e i cambiamenti repentini che ci troviamo ad affrontare come le pandemie, i cambiamenti climatici, le conseguenze delle guerre…’.
Il professore Roberto Rigobon del Massachusetts Institute of Technology ha analizzato gli impatti sul mercato del lavoro e la società. Negli Stati Uniti la forza lavoro occupa 170 milioni di individui: di questi 4-5 milioni sono a grave rischio ma al contempo l’IA renderà più produttivi il lavoro con ricadute su 70 milioni di lavoratori. ‘Bisogna comprendere che le capacità umane sono complementari all’IA (ora e nel futuro) e non sono quindi paragonabili – riporta il professor Rigobon – e nemmeno correlate alla scienza. Vi è la necessità di tenere conto di come la rete di sicurezza sociale, e in particolare istruzione e pensione, vadano riprogettatè. Un’altra sfida da affrontare e da vincere.
Intesa Sanpaolo, la prima banca del Paese, ha intrapreso un percorso di investimenti, innovazione, ricerca e responsabilità nell’ambito dell’intelligenza artificiale.
Luigi Ruggerone, Responsabile Frontier Research Technologies & Business Development di Intesa Sanpaolo Innovation Center, spiega: “Per il nostro Gruppo l’IA apporta benefici, ma anche punti di attenzione, per i quali ci siamo dotati di strumenti in grado di garantire l’utilizzo corretto dei dati, rendere equi i modelli utilizzati e governare la gestione dei rischi. E’ necessario continuare a lavorare e a sviluppare progetti di ricerca pura e applicata che utilizzino tecniche rigorose per la protezione della privacy, in grado di ‘istruire le macchinè per renderle sempre più efficaci mantenendo sempre al centro l’uomo, partendo dalla formazione e dall’aggiornamento delle persone, che grazie all’IA possono intraprendere nuovi percorsi a più alto valore aggiunto”.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia in un recente report afferma che il consumo energetico dei data center richiede oltre 400 terawattore e potrebbe superare i 1000. E ciò avrà risvolti anche sulle emissioni di anidride carbonica e non a caso Google ha recentemente smesso di considerarsi neutrale in termini di emissioni CO2. Le tecnologie per ridurne l’impatto sono ancora poche mentre esponenziali saranno gli utilizzatori, oggi 1 miliardo, ma dal dibattito a C.r.e.d.i.t. c’è chi stima che entro 5 anni raggiungeranno i 3 miliardi, non solo per il mondo occidentale ma anche per India e Cina. Soprattutto sarà la mole delle richieste che decuplicherà!
“Una ricerca su Google richiede la stessa energia di una lampadina accesa per 5 minuti – spiega il professore Stefano Bonetti, ordinario dell’Università di Venezia – ma una singola query su ChatGPT chiede 3-6 Wh, quindi un’ora di accensione della lampadina. Sono numeri importanti che devono far riflettere soprattutto considerando che la mole di richieste aumenterà in modo esponenziale come il numero di utenti e anche la stessa intelligenza artificiale dovrà dipanare questioni sempre più complesse. Si pensi solo alle attività che le vengono già oggi demandate sui vari sistemi di servizio alle impresè.
L’uso di risorse non riguarda solo l’energia, ma anche l’acqua che serve a raffreddare i sistemi: poche query chiedono da sole mezzo litro d’acqua ed è facile intuire l’entità dei consumi sapendo che un essere umano ha bisogno di bere due litri d’acqua al giorno.
Oltre al rischio energetico e per l’uso delle risorse c’è anche quello legato alla gestione della raccolta informazioni e del loro uso che può sfociare in rischio per la “Sicurezza Nazionale” attraverso un mezzo che ha assicurato per decenni la mobilità e la libertà degli individui: l’automobile. “L’oggetto automobile nell’ultimo decennio si è profondamente trasformato nella parte più intima che da chiusa è diventato aperta – afferma Marco Marelli, esperto del settore automotive e Co-Founder Prospiciunt – grazie all’appoggio del cloud che permette interventi sul software a distanza in real time e l’acquisizione di dati. Oggi l’automobile è uno dei fornitori di dati in assoluto più importanti e ancora pochi lo considerano come tale e si stima che possa arrivare a breve a comunicare più di 4 terabytes al giorno per singolo veicolo. Oltre al consumo di energia e acqua c’è il tema della sicurezza di queste informazioni. I data server delle case automobilistiche raccolgono i dati da sensori, radar, telecamere e microfoni (e i Paesi che hanno costruttori importanti possono avere enormi vantaggi) ma quanta certezza c’è che sui singoli componenti l’auto non possa cedere informazioni anche ad altri ed essere davvero una Mata Hari moderna? Ci sono circa 6 mila funzioni elettriche ed elettroniche in un’auto gestite da 80 centraline cablate tra loro e proprio su questi numeri si cela parte del problema, perchè basta solo che uno di questi componenti possa fare da spia e cedere informazioni. Fino a pochi anni fa i sistemi di navigazione erano indipendenti e c’era solo un segnale GPS di localizzazione sulle mappe. Oggi tutto è inviato ai server e il dialogo tra veicolo e centrale è continuo per fornire servizi real time come l’andamento del traffico ma anche inviare consigli sulla guidà. ‘Il risvolto positivo – sottolinea – è una migliore efficienza ma occorre porre attenzione anche a quelli negativi, permettendo potenzialmente anche azioni estreme e pericolose come lo spegnimento del veicolo e il blocco della mobilità di centinaia di migliaia di automobili con l’invio di un semplicissimo impulso. Per questo c’è forte preoccupazione in molte amministrazioni, come ad esempio quella USA che richiede componenti per l’IA protetti. Cosa non facile perchè in alcuni settori, data la complessità del prodotto, ci vogliono anni per cambiare sistemi e impostazionì.
C.r.e.d.i.t. riunisce regolarmente da oltre due decenni accademici e professionisti che lavorano in vari ambiti del rischio finanziario e socioeconomico, e offre importanti spunti di riflessione grazie alla circolarità del sapere tra ricercatori, professionisti e decisori politici. L’IA ha il potenziale per rimodellare non solo la finanza e l’industria, ma anche l’intera società. E’ quindi necessario comprenderne opportunità e sfide per gestire correttamente tutti i rischi rilevanti.
Tra i relatori, il professor Marcin Kacperczyk (Imperial College London) analizza la relazione tra l’innovazione tecnologica green e la riduzione di emissioni climalteranti, evidenziando come l’innovazione verde spesso preveda maggiori emissioni indirette nei settori correlati e quindi di fatto non contribuendo alla riduzione delle emissioni. Trade off che chiede migliore valutazione dell’impatto delle nuove tecnologie anche quando green.
Marie Briere (Amundi Investment Institute, Parigi) approfondisce come l’IA sia di supporto nella valutazione dell’impatto ESG delle aziende, non tralasciando le potenziali sfide in termini di trasparenza, rischi di manipolazione e costi associati ai nuovi dati e strumenti.
Helmut Kraemer-Eis (Chief Economist, Head of Impact Assessment, Fondo Europeo degli Investimenti) affronta i rischi dell’IA per il sistema finanziario con particolare attenzione agli impatti sulle imprese, parlando di problemi legati alla qualità dei dati, alla maggiore complessità che può portare a possibili usi impropri (se non addirittura a errori, eccessivo affidamento e aumento della dipendenza da terze parti, maggiori rischi operativi), a una ridotta capacità di gestione del rischio se le previsioni non sono basate su informazioni affidabili e anche alla scorretta discriminazione della clientela.
Il convegno internazionale C.r.e.d.i.t. vede il supporto di CRIF, European Datawarehouse, Intesa Sanpaolo, Modefinance e del Fondo Europeo degli Investimenti, oltre al patrocinio del Dipartimento di Economia di Cà Foscari, ABI, AIAF – Associazione Italiana per l’Analisi Finanziaria e AIFIRM – Associazione Italiana Financial Industry Risk Managers. E’ inoltre finanziato dal progetto PNRR Grins – Growing Resilient, Inclusive and Sustainable e dal progetto europeo ESG Uptake – ESG risk management framework for the financial sector.
– foto ufficio stampa C.r.e.d.i.t –
(ITALPRESS).