Di Francesco Monni su Giovedì, 13 Luglio 2023
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Import-export via mare italiano aumentato del 66% in 10 anni

NAPOLI (ITALPRESS) – Il commercio marittimo globale aumenterà dell’1,8% nel 2023 portandosi a 12,2 miliardi di tonnellate per poi crescere ancora del 3,1% al 2024. Vale circa il 12% del PIL globale. In Italia circa il 40% degli scambi di import-export avviene via mare per 377 miliardi di euro a fine 2022 con un aumento del 66% nel decennio. Sono alcuni dei dati del decimo Rapporto Annuale “Italian Maritime Economy”, intitolato “Porti, shipping e logistica al centro dei nuovi scenari del Mediterraneo: 10 anni di analisi, dati e riflessioni sulla competitività del settore e sul ruolo dell’Italia”, presentato a Napoli da SRM, Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo.
Asia sempre più protagonista. Dei primi 20 porti container mondiali, che nel 2022 hanno movimentato 383 milioni di TEU (44% del totale mondiale) 8 sono cinesi e altri 6 asiatici.
I noli sono tornati quasi in linea con i valori pre-pandemia. Lo Shanghai Containerized Freight Index (SCFI), dopo aver sfondato il picco storico dei 5.000 punti a gennaio 2022, è sceso sotto quota 1.000 a giugno 2023.
In pieno rilancio il settore delle navi Car Carrier (proxy del mercato automotive).
Il commercio mondiale di autoveicoli via mare crescerà dell’8% nel 2023 (+3% sul 2019). Le Car carrier ordinate nel 2022 sono 90 contro le 38 del 2021.
Riguardo al segmento container i primi 10 top carrier del mondo hanno una quota di mercato dell’84% (nel 2012 tale quota era pari al 64%); i primi 4 controllano più della metà della capacità di trasporto globale di container: 58%.
La flotta di containership di dimensioni superiori ai 15mila TEU, si stima aumenterà del 26%, del 22% e del 12% rispettivamente nel 2023, 2024 e 2025.
Cresce la regionalizzazione delle rotte. La crescita nel primo semestre del 2023, delle rotte intraregionali del 5,6% in confronto allo stesso periodo del 2022, rispetto alla riduzione delle rotte deep-sea Est-West del 3%, conferma la tendenza della regionalizzazione dello shipping.
Mediterraneo sempre più centrale con la spinta di Suez. Oltre 23.400 navi sono transitate nel 2022, ed entrate per l’Egitto pari a 8 miliardi di dollari (+ 25% rispetto al 2021). Suez è anche un importante chokepoint (collo di bottiglia) nel commercio alimentare: vi transitano il 14,6% delle importazioni mondiali di cereali e il 14,5% delle importazioni mondiali di fertilizzanti.
Avanzano gli Alternative Fuels. il 47,7% di tutti gli ordini nei cantieri (in termini di stazza GT) a luglio 2023 è relativo a navi che utilizzano combustibili alternativi (nel 2017 questa quota era solo del 10,7%). Le navi GNL rappresentano il 39%; quelle a metanolo il 5,4%.
Il mercato globale della digitalizzazione marittima è stato stimato in 157,4 miliardi di dollari nel 2021 e si prevede che raggiungerà i 423,4 miliardi di dollari entro il 2031, con una crescita del 10,7% dal 2022 al 2031 I porti italiani guidano il Paese verso i mercati internazionali. In Italia circa il 40% degli scambi di import-export avviene via mare per 377 miliardi di euro a fine 2022 con un aumento del 66% nel decennio.
La spinta verso la transizione ecologica e l’utilizzo di fonti alternative, contribuirà in futuro a ridurre la domanda di prodotti petroliferi a vantaggio di forme green. Per il nostro paese molte delle iniziative devono tener conto dell’attività dei porti che possono diventare dei veri e propri “hub energetici” per lo stoccaggio e/o produzione di GNL, biocarburanti, idrogeno. Si stimano 5 anni per fare dell’Italia il ponte Mediterraneo del gas attraverso 7 rigassificatori in prossimità dei porti e 5 gasdotti da sud volti a far transitare circa 50 miliardi di metri cubi di GNL e fino a 90 miliardi di gas (a pieno regime) per un totale di 140 mld.
L’import-export via mare del Mezzogiorno sul totale del traffico dell’area è pari al 69% contro una quota quasi del 40% dell’Italia. Nel 2022 ha raggiunto 84,4 miliardi di euro con un balzo del 41% sull’anno precedente; si tratta di una performance anche superiore all’Italia (37,6%).
I porti del Mezzogiorno giocano un ruolo chiave sul comparto “Energy” (petrolio greggio e raffinato). Rappresentano il 48% dei rifornimenti e delle esportazioni petrolifere via mare del Paese ed essendo il terminale di importanti pipeline dal Nord Africa e dall’Asia.
Il Sud ha una presenza importante del settore Ro-Ro e delle Autostrade del mare (incide nel 2022 per il 51% sul totale Italia), comparto che ha svolto e sta svolgendo un ruolo chiave per lo sviluppo del territorio in quanto mezzo di trasmissione di un trade di prossimità e trasporto di veicoli pesanti sottratti alla strada.
Questa edizione del rapporto racconta dieci anni di fatti, trend e dinamiche che hanno caratterizzato il settore. Le analisi, infatti, sono tutte realizzate con questa chiave di lettura poichè il centro studi ha inteso razionalizzare tutti i principali accadimenti che hanno impattato su questo grande asset del Paese.
Il sopraggiungere di crisi energetiche, aumento dei prezzi delle materie prime, pandemie e guerre che ne hanno stravolto gli equilibri e le rotte navali ma anche le nuove sfide e opportunità a cui rivolgere attenzione come la digitalizzazione, la sostenibilità, gli investimenti del PNRR e le nuove dinamiche del canale di Suez.
SRM ha dedicato la prima parte del volume alle dinamiche congiunturali che confermano il grande rilievo del settore che fornisce un contributo notevole alla nostra internazionalizzazione: 380 miliardi del nostro import-export viaggia via mare ed i nostri porti movimentano mezzo miliardo di tonnellate ed oltre 61 milioni di passeggeri.
Nella seconda parte i partner internazionali di SRM hanno realizzato analisi di profondità sui principali fenomeni che hanno caratterizzato e stanno caratterizzando il trasporto marittimo: la transizione energetica, casi studio su Paesi specifici e impatto della pandemia di breve e lungo termine.
La terza parte contiene monografie su temi di grande interesse come la sostenibilità, le supply chain, l’integrazione verticale dello shipping e il settore della pesca per la prima volta entrato a far parte delle analisi per il rilievo che riveste per la nostra economia.
“Il Rapporto sull’Economia Marittima di SRM è un punto di riferimento per gli operatori, poichè l’economia marittima è un importante settore di analisi e un ottimo angolo visuale per comprendere le dinamiche globali: la Via della Seta cinese, il Raddoppio del Canale di Suez, l’allargamento di Panama – spiega Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo -. Così come le sfide della rotta Artica, la forte crescita del Mediterraneo, il mutato ruolo dei porti, sempre più hub energetici oltre che logistici. Le tematiche presentate oggi rivestono un ruolo fondamentale per il futuro del nostro Paese e dell’Europa, così come per i nuovi assetti di una manifattura alle prese con forme di riorganizzazione logistica delle catene del valore, bisognose di una capacità di analisi ad altissimo livello di specializzazione, come quella garantita da un Gruppo come il nostro”.
“Il Rapporto di quest’anno riporta analisi e numeri di lungo periodo sui porti, lo shipping e la logistica, comparti che stanno guidando l’economia mondiale, europea e del Paese, lo testimoniano due numeri su tutti – sottolinea Massimo Deandreis, direttore generale SRM -: le imprese italiane esportano ed importano con le navi il 40% delle loro produzioni, il valore aggiunto dell’economia marittima nel nostro Paese supera i 50 miliardi di euro. Un settore che nel Sud trova un’espressione di eccellenza nei settori portuale e armatoriale. Le nuove sfide della sostenibilità della digitalizzazione e dei carburanti alternativi avanzano in modo impetuoso e dobbiamo farci trovare pronti per mantenere ed accrescere la nostra competitività.
Necessario altresì dare alle ZES piena operatività attirando investimenti anche dall’estero che potranno dare ulteriore linfa al nostro sistema marittimo”.

– foto xc9/Italpress –

(ITALPRESS).