In un contesto di decisioni politiche polarizzanti negli ultimi 12 mesi, la sicurezza personale non è mai stata così importante: quattro quinti (83%) dei viaggiatori LGBTQ+ hanno dichiarato di dover considerare la propria sicurezza e il proprio benessere come appartenente al mondo LGBTQ+ quando scelgono una destinazione (un aumento significativo rispetto al 62% dell’anno scorso). Questo dato aumenta anche per i viaggiatori intersessuali (90%), gender fluid (90%), transfemminili (89%) e transmaschili (87%).
L’ampio studio, condotto su 11.555 viaggiatori LGBTQ+ in 27 Paesi e territori di tutto il mondo, dimostra che le notizie più diffuse, dalle questioni relative ai più recenti e importanti eventi sportivi e musicali mondiali alle sponsorizzazioni di celebrità e aziende, hanno messo in luce leggi e opinioni discriminatorie per molti, influendo sulle decisioni relative alle vacanze. Quasi tre quarti (il 76%) degli intervistati ammettono che le polemiche nei notiziari su atteggiamenti, discriminazioni e violenze nei confronti delle persone che si identificano come LGBTQ+ hanno avuto un forte impatto sulla scelta della destinazione, con i viaggiatori LGBTQ+ provenienti da Australia (84%), Hong Kong (82%) e Stati Uniti (79%) che indicano di essere i più cauti.
Questo passo indietro significa che la sicurezza personale è ora un argomento sempre più in primo piano per le persone LGBTQ+ quando si tratta di organizzare un viaggio, in particolare tra le persone transgender. In tutto il mondo, ci sono ancora 64 Paesi che criminalizzano le relazioni omosessuali, di cui 11 possono prevedere la pena di morte, il che significa che destinazioni come queste vengono escluse dalla maggior parte dei viaggiatori LGBTQ+, nonostante alcune abbiano ospitato importanti eventi globali. Quasi due terzi (60%) affermano che alcune destinazioni sono completamente off-limits, arrivando al 74% per i viaggiatori transgender che, secondo quanto riferito, devono affrontare un tasso di discriminazione e violenza sproporzionatamente più elevato in tutto il mondo. Anche dopo aver prenotato un viaggio, i viaggiatori LGBTQ+ restano all’erta: il 48% ha annullato un viaggio nell’ultimo anno dopo aver visto che la destinazione non supportava le comunità LGBTQ+, un aumento significativo fino al 63% per coloro che sono transgender.
La discriminazione rimane una preoccupazione fondamentale nell’intera esperienza di viaggio, con la maggior parte (il 63%) degli intervistati che dichiara di aver subito discriminazioni durante i viaggi, arrivando all’86% di quelli transfemminili e all’83% di quelli transmaschili. Tra tutti i viaggiatori LGBTQ+ il 27% dice di essere stato oggetto di stereotipi, arrivando al 51% per i viaggiatori gender fluid o gender queer, uno su cinque (il 23%) afferma di essere stato osservato, deriso o insultato verbalmente da altri viaggiatori. Questo dato è più alto tra i viaggiatori pansessuali (26%) e le lesbiche (23%). Una percentuale simile (18%) afferma di aver affrontato la stessa situazione, ma con gente del posto nella destinazione di viaggio, salendo al 23% per le viaggiatrici lesbiche e al 22% per queer e pansessuali. Il 12% dichiara di essere stato minacciato o intimidito dalle forze dell’ordine locali, questo dato sale a quasi uno su tre (32%) per i viaggiatori intersessuali e a quasi uno su quattro (24%) per i viaggiatori transgender.
Per i transgender, i viaggi possono comportare ulteriori barriere, per esempio se la loro identità di genere, il nome o l’aspetto non corrispondono a quelli del passaporto. Mentre il 66% dei viaggiatori LGBTQ+ ammette che essere una persona LGBTQ+ ha influito sul modo in cui si presenta in termini di abbigliamento e trucco durante il viaggio, la percentuale sale a tre quarti (75%) per coloro che si identificano come transgender. Inoltre, mentre il 19% dei viaggiatori LGBTQ+ hanno incontrato qualcuno che ha attribuito loro erroneamente sesso o pronomi, i viaggiatori transgender che hanno sperimentato questa situazione sono stati il doppio (38%).
Sebbene viaggiare possa infondere un senso di libertà e di espressione personale, una percentuale significativa di persone LGBTQ+ si sente ancora limitata. Quasi un terzo (il 31%) ha ritenuto di dover modificare il proprio comportamento per evitare giudizi o interazioni imbarazzanti con gli altri (era il 20% nel 2022), mentre il 21% ha sentito il bisogno di cambiare aspetto per evitare la situazione (era il 15% nel 2022). Ciò riguarda maggiormente le nuove generazioni, con il 42% dei viaggiatori LGBTQ+ della generazione Z che sente di dover cambiare comportamento, mentre il 26% sente il bisogno di cambiare aspetto.
Sebbene i problemi di sicurezza personale abbiano un impatto chiave sulle scelte delle destinazioni per le comunità LGBTQ+ in generale (35%), esistono anche altre motivazioni importanti che giocano un ruolo molto forte per il viaggio, per esempio la bellezza dei paesaggi naturali (46%), la gustosa cucina locale (41%) e la presenza di splendide spiagge (39%), che rappresentano gli elementi principali con il maggiore impatto sulla scelta della meta.
Nonostante le notizie e le sfide significative che persistono in molte destinazioni, il 75% ritiene che la propria esperienza di essere LGBTQ+ li renda effettivamente più fiduciosi come viaggiatori (rispetto al 63% nel 2022), con transfemminili (83%) e transmaschili (81%) più sicuri di sè tra tutte le diverse identità di genere LGBTQ+. E’ anche confortante che, quando si tratta di esperienze in vacanza, l’83% dei viaggiatori LGBTQ+ si senta sicuro di poter partecipare a qualsiasi attività desideri. La maggior parte dei viaggiatori LGBTQ+ (68%) è più propensa a cercare attrazioni e attività su misura per loro.
Le esperienze di viaggio positive si stanno rivelando molto più comuni e, senza dubbio, stanno facendo crescere la fiducia delle comunità LGBTQ+. Oltre quattro quinti (l’84%) dei viaggiatori LGBTQ+ affermano di aver sperimentato qualche forma di interazione positiva, in particolare quando si tratta di interazioni con i luoghi in cui soggiornare: il 38% ha avuto una corrispondenza amichevole e informativa con la struttura prima dell’arrivo (rispetto al 18% nel 2022), il 38% dei viaggiatori afferma di aver avuto un’ottima prima impressione all’arrivo, con drink di benvenuto e personale cordiale (rispetto al 26% nel 2022).
L’industria dei viaggi sta chiaramente giocando un ruolo nel cambiamento di atteggiamenti e percezioni. L’80% dei viaggiatori LGBTQ+ si sentono più a loro agio a viaggiare grazie alla maggiore inclusività del settore dei viaggi, con una percentuale più alta, l’87%, per i viaggiatori gender fluid o gender queer. Inoltre, l’81% dei viaggiatori LGBTQ+ apprezza attivamente l’esperienza di prenotazione dei viaggi, solo il 5% in meno rispetto alla ricerca Travel Trends di Booking.com che si rivolgeva a tutti i viaggiatori.
Tuttavia, la ricerca mostra che c’è ancora molto da fare per soddisfare le esigenze dei viaggiatori LGBTQ+. Sebbene ricevere indicazioni e informazioni riguardanti la zona in cui si trova la struttura al momento del check-in sia prassi comune (per il 38%), trovare assistenza specifica per la comunità LGBTQ+ è molto meno frequente, con solo il 12% che ne ha fatto esperienza. Un terzo (il 30%) desidera ricevere informazioni sullo status della località riguardante la sfera LGBTQ+, come leggi locali, sensibilità religiose e consigli su dove andare per stare al sicuro, un dato che sale significativamente al 51% per i viaggiatori che si identificano come trans*, gender fluid o gender queer.
Dal lancio nel 2021, il programma Travel Proud di Booking.com offre corsi gratuiti e inclusivi sull’ospitalità, per aiutare le strutture a comprendere meglio le sfide specifiche affrontate dai viaggiatori LGBTQ+ e a capire cosa si può fare per far sentire ogni ospite a proprio agio, indipendentemente dalla sua provenienza, da chi ama o da come si identifica. Al momento su Booking.com sono presenti più di 24.000 strutture certificate in tutto il mondo, con accoglienti alloggi Travel Proud disponibili in 118 Paesi e territori e oltre 7.030 città.
‘Noi di Booking.com crediamo che tutti dovrebbero poter essere se stessi ovunque nel mondo e l’industria dei viaggi ha un ruolo importante da svolgere affinchè questo avvenga – afferma il Regional Manager di Booking.com, Alessandro Callari -. Ecco perchè il programma di formazione gratuito Travel Proud, che abbiamo reso disponibile in italiano all’inizio di quest’anno, è così importante. E siamo lieti che l’Italia abbia il maggior numero di strutture Proud Certified a livello globale – avendo recentemente superando quota 6000. E’ una conferma del fatto che i nostri partner in Italia abbracciano la formazione e la possibilità di rendere l’ospitalità più inclusivà.
– foto ufficio stampa Booking.com –
(ITALPRESS).