Sulla separazione delle carriere “ne stiamo discutendo, riteniamo che sia il momento opportuno per un intervento. Abbiamo incontrato i vertici della politica e della magistratura il 20 luglio ed è venuta fuori l’ipotesi di lavorare all’interno delle norme, evitando un passaggio che per il momento è molto complicato a livello costituzionale, proprio per addivenire a una soluzione ottimale magari lasciando da parte l’obbligatorietà dell’azione penale che, a nostro avviso, in questa fase appesantirebbe troppo”, ha spiegato Scialla.
“Mentre nel penale ci sono voci contrastanti sull’opportunità di introdurre una riforma del genere – che a mio avviso ha una sua importanza, soprattutto con riferimento alla giustizia riparativa perchè ha un nuovo linguaggio che affianca quello della sanzione, e quindi è un tema che deve essere ancora metabolizzato e bisogna evitare giudizi eccessivi in senso negativo – nel civile, devo riscontrare che c’è un’unanime critica da parte dell’avvocatura, perchè in buona sostanza si addossano all’avvocato tutta una serie di oneri e questo obiettivamente non va bene”.
Per quanto riguarda i processi, per ora “subiamo solo l’effetto della riforma Cartabia: vediamo una grande riduzione dei processi che, soprattutto sulla procedibilità, vengono eliminati. La grande scommessa della Cartabia è un’altra: se eliminiamo in qualche modo i processi che hanno un minore interesse”, in cui “non ci sono parti civili e non ci sono particolari argomenti delicati in ballo, e li sostituiamo con processi altrettanto importanti, che magari sono indirizzati verso la prescrizione, potremmo dire che la Cartabia ha avuto un suo effetto. Questa parte però non si è ancora vista, quindi noi per ora viviamo il ‘tagliò e non l’implementazione: non basta tagliare, bisogna anche aumentare la produttività”, ha sottolineato.
La digitalizzazione in atto “aiuterebbe. Mi piace il condizionale, perchè in realtà è qualcosa che l’avvocatura, nel penale, subisce. Sono ottimista sulla capacità degli avvocati di adattarsi alla strumentazione, il problema è nell’interlocuzione con le cancellerie: stiamo lavorando in ambito ministeriale proprio per eliminare il filtro sul portale, che crea grossa ansia e che in qualche modo allontana gli avvocati dal digitale”.
Allargando lo sguardo all’intelligenza artificiale, “è un tema delicato, che in qualche modo va governato: non riguarda solo gli avvocati, riguarda il mondo intero. Vorremmo alcune garanzie e soprattutto la certezza che non verrà sostituita in qualche modo la figura del difensore, quindi avanti senza pregiudizi o chiusure ma con grande attenzione”.
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