Quel “non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan” rappresenta il quid diplomatico del cambio di prospettiva della politica estera Usa. Il riconoscimento, cioè, della sovranità geografica e politica della Cina sull’isola, storicamente parte integrante della nazione cinese, supera l’arroccamento della difesa a tutti i costi dell’isola che per 75 anni è stato l’ultimo rifugio degli anticomunisti eredi del generalissimo Chiang Kai-shek, sconfitto nel 1948 dall’esercito di Mao. Resta da vedere quali garanzie autonomiste Pechino può assicurare a Taipei, che resta uno dei poli mondiali dello sviluppo dell’industria elettronica, informatica e delle telecomunicazioni. Punto di partenza potrebbe essere uno status simile a quello di Hong Kong prima maniera, cioè con una effettiva autonomia economica e amministrativa. “C’è una differenza profonda per gli Usa e per molti altri Paesi tra derisking e decoupling”, ha non a caso precisato il segretario di Stato americano dopo i colloqui con la leadership cinese, riferendosi alla perdita di correlazione e alla diminuzione dell’interdipendenza economica con riferimento a una varietà di contesti differenti.
“Ne beneficiamo anche noi quando c’è una crescita nel progresso in un altro Paese, soprattutto se si tratta di una delle più grandi economie del mondo”, ha detto Blinken. Evidente dopo i novanta minuti di faccia a faccia fra il Segretario di Stato americano e il Presidente XiJinping la distensione dopo le tensioni e i rapporti a dir poco glaciali degli ultimi mesi. Una distensione che traspare dai sorrisi e da vari segnali non soltanto formali: Xi ha inviato i suoi saluti al presidente Usa, Joe Biden, ricambiati da quest’ultimo tramite Blinken. Un feeling a distanza che lascia pensare al dove e al quando si svolgerà il prossimo incontro diretto fra Biden e Xi. “Il mondo ha bisogno di una relazione stabile tra Cina e Stati uniti e il fatto che Cina e Stati uniti vadano o meno d’accordo ha un impatto sul futuro e sul destino dell’umanità” ha rimarcato Xi Jinping. Per evitare forzature diplomatiche, sul fronte ucraino Blinken si è limitato a sottolineare che la Cina ha assicurato che non fornirà armi alla Russia.
“Gli Stati Uniti – ha tuttavia focalizzato il Segretario di Stato nella conferenza stampa – accoglierebbero con favore un ruolo costruttivo da parte della Cina sulla guerra in Ucraina. Pechino é anche in una posizione unica – ha aggiunto Blinken – per esercitare pressioni sulla Corea del Nord e porre fine al comportamento pericoloso di Pyongyang”. Le premesse per un accordo di coesistenza pacifica fra Washington e Pechino sono concrete ed i primi favorevoli riscontri dei mercati finanziari anticipano che il rilancio dell’economia globale sarebbe davvero notevole, soprattutto se alla stabilizzazione dell’area del pacifico si dovesse aggiungere la fine del conflitto in Ucraina anche grazie all’apporto della Cina, interessata a sviluppare rapporti commerciali con l’Europa. Mai come ora la Cina è stata globalmente vicina.
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(ITALPRESS).