Il Rombo è tornato in cielo. Addio al campione, alla bandiera, all’hombre vertical sinonimo di schiettezza e serietà. Gigi Riva è deceduto ieri all’ospedale Brotzu. Domani, alla basilica di Bonaria il funerale officiato dall’arcivescovo Giuseppe Baturi.
di Mario Frongia
Se l’è portato via un arresto cardiaco. Gigi Riva se ne è andato alle 19.10 di ieri, lunedì 22 gennaio. Arresto cardiaco, pomeriggio maledetto. Aveva compiuto 79 anni lo scorso 7 novembre. Adesso, sarà lì, a fumarsi l’ennesima sigaretta. Magari dando uno sguardo agli italiani, con Sinner in testa, impegnati negli Australian Open. Di certo, avrà avuto un pensiero per le sue nipoti, figlie di Nicola e Mauro. La roccia ha ceduto. La partita si è rivelata complicata anche per il condottiero del Cagliari, abile nel cadere e rimettersi in piedi. L’uomo schietto e taciturno, mai fuori posto, ha prima sorriso ai medici. Poi, tutto è precipitato. Icona della persona per bene, capace di anteporre la ricambiata sardità a successi, guadagni, potere. Nel circo pallonaro attuale, approcci impensabili. La lista dei messaggi di cordoglio è stata infinita e toccante. Da Sergio Mattarella a Giorgia Meloni, Andrea Abodi, Giovanni Malagò fino a Fabio Capello, Dino Zoff, Enrico Albertosi, Francesco Totti, Marco Tardelli, Fabio Cannavaro, Roberto Boninsegna, Rino Gattuso, Nicolò Barella,Gigi Buffon. Per stare in casa nostra, da brivido i saluti per Rombo di tuono di Gianfranco Zola, Claudio Ranieri, Beppe Tomasini, Mario Brugnera, Lele Gattelli. Alla camera ardente allestita alla Domus arena sono accorsi in tanti. Riccardo Milani, regista del film sul campione, non si dà pace. La fila è silenziosa, ha quasi un riguardo speciale. Il Cagliari con Pavoletti in testa: “Mi spiace davvero molto non averlo mai incontrato” le parole del capitano che ha deposto ai piedi della salma un mazzo di fiori. A seguire, Ranieri, il gruppo, il presidente Giulini e la dirigenza. Impossibile descrivere un lutto profondo e inclusivo. Eppure, Rombo di tuono, epiteto coniato da Gianni Brera, in una recente intervista sul calcio era stato diretto: “È noioso. E vedere il Cagliari mi dà agitazione”. Intanto, il mondo, ben oltre i perimetri sportivi e calcistici, lo ha ricordato con un affetto straripante, come ha fatto anche l’autorevole quotidiano francese L’Equipe. “Gigi Riva è stato un preciso e orgoglioso riferimento collettivo per tutti i sardi. Abbiamo un pensiero di speciale cordoglio per la sua famiglia” il commento, anche a nome del Consiglio direttivo, del presidente dell’Ordine, Emilio Montaldo. “Mi ha accompagnato dall’infanzia al mio mestiere di cronista: campione e persona straordinaria” la commozione del presidente nazionale dell’Ussi, Gianfranco Coppola.
La cronaca. Riva era in ospedale dalle 3 del mattino di ieri. Seguito dagli staff dei primari di Cardiologia, Emodinamica e Cardiochirurgia, Marco Corda, Brunello Loi ed Emiliano Cirio. Al quarto piano dell’Arnas Brotzu gli hanno riscontrato problemi cardiaci. Coronarie affaticate, l’evidenza dai primi esami clinici. Al pomeriggio, chiacchierava con la compagna, Gianna Tofanari, madre dei loro figli, Nicola e Mauro. “Era sereno. Sapeva che gli avremmo richiesto di farsi l’angioplastica che al mattino aveva rifiutato proprio per poterne parlare con i suoi familiari” le parole di Raimondo Pinna, direttore sanitario della Azienda ospedaliera di piazzetta Alessandro Ricchi. A tarda sera è apparso il gagliardetto rossoblù con il tricolore al centro, portato in ospedale da un tifoso 75enne di un paesino dell'interno. La foto con il gol di testa in tuffo al San paolo contro la Germania Est è nel poster di un ragazzo commosso che non l'ha mai visto giocare: "Ma conosco a memoria i filmati e ascoltato decine di volte i racconti di mio padre e dei miei zii. Uno come lui oggi segnerebbe 50 gol a stagione!".
L’addio. Leggenda, roccia, icona e signore di modi e comportamenti trasparenti e determinati, saluta così. Ggi Riva dice addio a quella che era diventata la sua seconda terra. La Sardegna, i tifosi e gli sportivi, piangono il mancino letale di un calcio che non c'è più. Quello in bianco e nero con le emozioni a colori. Stroncato da un arresto cardiaco, Rombo di tuono è arrivato all'Arnas Brotzu nel cuore della notte di ieri. La cronaca della giornata sta facendo il giro del mondo. La prima diagnosi non è stata favorevole: "La coronarografia ha evidenziato un quadro clinico severo. Dopo un consulto multicollegiale gli abbiamo prospettato un intervento di angioplastica. Ci ha pensato un po' ma ha rifiutato. E senza il suo consenso ci siamo fermati". Raimondo Pinna, direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera di Cagliari, pesa le parole.
Il cardiologo. "Gli ho prospettato l'angioplastica avvertendolo che, senza procedere, avrebbe rischiato il decesso. Lui, molto sereno, mi ha detto che preferiva pensarci e parlarne prima con i familiari. Gli ho chiesto se avesse tutto quel che gli serviva, mi ha ringraziato e l'ho salutato. Avremmo provato a convincerlo domani (oggi, ndr)" spiega Marco Corda, primario di Cardiologia. Il pomeriggio per il bomber dei bomber è trascorso serenamente. Con l'affetto dei figli e della compagna. "Ripeto, era sereno, disponibile, chiacchierava tranquillamente. Nulla lasciava presagire un evento così tragico e irrimediabile" aggiunge il dottor Pinna. In Cardiologia, quarto piano, camera numero 7, intorno alle 16, Gianna Tofanari ha dato il cambio ai figli. Gigi da Leggiuno, che si è sempre sentito "più sardo di un sardo perché la Sardegna l'ho scelta e i sardi sono come me: con una sola parola, taciturni e schivi", pare non temere sgambetti. Per uno che dato le gambe alla Nazionale, poi. Ma il destino non fa sconti. Alle 17.50 un arresto cardiaco ha chiuso i giochi.
L’emodinamista. "Era sotto controllo continuo, monitorato, siamo intervenuti rapidamente. Le condizioni, in quadro con una patologia molto severa, si sono aggravate. Siamo corsi in sala di Emodinamica mentre gli veniva praticato il massaggio cardiaco, le manovre rianimatorie e venivano eseguite in piena emergenza tutte le misure del caso" spiega Brunello Loi, primario del reparto. Alle 20, dopo un primo bollettino incoraggiante, la nota dell'Arnas Brotzu: decesso per arresto cardiocircolatorio. La mazzata che nessuno si sarebbe mai aspettato. Nel vasto parcheggio si incrociano i primi volti segnati dalle lacrime, sospiri, voci che paiono giungere dall'oltretomba. Il tam tam tra i tifosi, tra media e social, è assordante. Gigi Riva non c'è più.
La direttrice generale. "Perdiamo uno che ci ha inorgoglito, fatto sentire più felici di essere semplici, corretti, leali. Gli abbiamo detto che stavano arrivando tantissimi messaggi di augurio. Ha sorriso e ha ringraziato" ha rimarcato Agnese Foddis, direttore generale della struttura ospedaliera. Rombo di tuono, hombre vertical lascia emozioni e sentimenti. Valori, gesti e verità in una quotidianità distante anni luce dagli anni dello scudetto. "Sono distrutto, per me era più di un fratello. Ci siamo visti venerdì scorso. Abbiamo parlato di tutto, ancora non posso crederci" sussurra inconsolabile Beppe Tomasini, amico fraterno e compagno del bomber in quel Cagliari che nel 1970 ha portato lo scudetto nell'isola. "Giggirriva" è stato portato nelle camere mortuarie del Brotzu intorno alle 21. Intorno alle 13 il carro funebre, scortato dalla polizia municipale, è arrivato alla Domus. La maglia 11 sulle gambe, una rosa bianca, la tuta dell’Italia, scarpe da training blu. Il volto? Da dio greco. La camera ardente è aperta fino alle 22, domani dalle 9 alle 13. Alle 16, ci sarà il funerale nella Basilica di Bonaria. La cerimonia verrà officiata dall’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi. Ti sia lieve la terra, Gigi!