Prosegue con l intervista al Sindaco di Arbus, Paolo Salis, la conoscenza dei sindaci sardi e delle loro comunità.
Da quanto tempo e Sindaco e cosa l'ha spinta a mettersi a disposizione della sua comunità ?
Con oggi sono 14 i mesi del mio mandato amministrativo da Sindaco. Circa 18 anni fa, appena laureato, mi venne proposto di lavora oltre oceano. Rifiutai e decisi di svolgere la mia professione qui nella mia isola, nel mio paese, stabilendovi la mia famiglia.
Una scelta che si è conclusa con un’altra ancora più importante, mettermi a servizio della comunità cercando di risolvere quelle criticità che sono sotto gli occhi di tutti e per le quali la gente non capisce come possano essere ancora irrisolte. Mettermi in gioco, ritenendo di poter dare il mio contributo alla comunità occupandomi della gestione del territorio vasto del nostro comune, è ciò che faccio dal 2010, infatti 2010-2015 Ass. LLPP e Urbanistica, Servizi Tecnologici e Viabilità, 2015-2020 Consigliere di minoranza, Vicesindaco dal 2020-2022.
Quali sono le caratteristiche principali del suo comune e perché è importante visitarlo?
Arbus è un piccolo paese la cui estensione territoriale spazia tra svariati ambienti naturali e altrettanti scenari urbani e storici; un paese con una storia travagliata, un piccolo paese agricolo che vivrà poi l’epoca mineraria con la sua massima espansione sociale ed economica, ed oggi vive nel tentativo sempre più fervido e convinto del riscatto Turistico.
Come tutti i borghi che nell’agro si estendono, Arbus ha le sue chiese campestri ai cui Santi ci si votava in maniera propiziatoria: per citarne alcune Sant’Antonio da Padova costruita nella frazione di Sant’Antonio di Santadi, a circa 36 km dal paese, la Madonna d’Itria, prossima ormai al suo restauro, anch’essa del XVI sec.., Santa Barbara nella frazione mineraria di Ingurtosu, ecc.
Due borghi minerari, Montevecchio ed Ingurtosu, con i suoi palazzi signorili, la “Foresteria”, l’Alloggio Dirigenti ed il museo Sanna Castoldi, il “Palazzo della Direzione” del XVIII sec. progettato dall’Ing. J.G. Bornemann, in richiamo alla tradizione costruttiva dei castelli Nord-Europei, Villa Idina ed alcune altre di una certa rilevanza ornamentale ed assieme ad essi un insieme di Pozzi, esempio dell’ingegneria mineraria dell’epoca.
Arbus non è solo luogo di recenti costruzioni, è una terra che vanta ritrovamenti di civiltà che spaziano fin all’età preistorica con il ritrovamento degli scheletri di Amanda e Beniamino (8500 a.c.), e prenuragica, ne è testimonianza il “Nuraghe Cugui” struttura nuragica dallo sviluppo planimetrico elittica con grandi torri (3400-2850 a.c.), per arrivare fino ai mulini idraulici ritrovati nella loc. IS Mulinus per l’appunto, luogo di macinazione del grano alimentato dalla forza dei torrenti.
Ed infine non possiamo non ricordare i suoi 47 km di costa con scenari ambientali suggestivi ed incontaminati come Scivu e Piscinas con le sue imponenti dune più alte di Europa.
Quali sono gli interventi più urgenti che ritiene possano migliorare la qualità della vita nel suo comune ?
Penso all'adduzione idrica e alla viabilità, alla rete fognante e all'elettrificazione rurale come primo step. L’ambiente arburese, con le sue montagne, lunghe vallate e gli spazi agricoli, attrattori unici, oltre il mare naturalmente, mancano di infrastrutture e di strutture ricettive che ci permettano di veicolare i flussi turistici per poi accoglierli e farli gravitare nel nostro territorio. Senza infrastrutture non può esserci il “Turismo Sostenibile” così tanto decantato, non può esserci sviluppo. Il secondo step è quello di puntare con sempre maggior convinzione all’integrazione tra pubblico e privato per promuovere al meglio la nostra enorme offerta ambientale, culturale, artigianale, folkloristica ed enogastronomica. Il lavoro di partecipazione e condivisione delle idee, dei progetti e dei programmi ci permetterà di mettere a sistema tutte le proposte per investire in queste due grandi sfide, turismo e cultura, il cui unico risultato ci si augura sia il miglioramento della qualità della vita degli arburesi. In questo, le sole nostre capacità non bastano, occorre investire in competenze esterne.
Quali sono i problemi principali dal punto di vista socio economico e come cercate di risolverli?
Senz’altro la fine del sistema minerario ha decretato il crollo dell’economia arburese. Cambiare la mentalità di una intera comunità, reinventarsi e scoprirsi imprenditori non è cosa semplice. L’amministratore ha un ruolo importante, fungere da facilitatore, creando le infrastrutture affinché nascano i servizi di qualità. L'approvazione del P.U.L. rappresenta lo strumento cardine di pianificazione strategica del territorio costiero fin a 2 km dalle nostre spiagge. Il nostro obbiettivo: ridare centralità al centro urbano e collegarlo con il litorale con infrastrutture sicure. Imprescindibile puntare su un sistema di portualità turistica dando seguito alla proposta della Regione su Porto Palma, attualmente nella fase di VAS. Non meno importante sarà la conversione delle volumetrie presenti nelle aree ex minerarie da destinarsi a servizi ricettivi per compensare il regime vincolistico attualmente vigente in ambito costiero.
Quali strumenti dovrebbero mettere in campo, oltre ai finanziamenti pubblici, lo Stato e la Regione per garantire alle amministrazioni locali un maggiore e più efficace impatto sui problemi delle comunità locali?
Occorre trasformare in opportunità tutto ciò che oggi è apparentemente un vincolo. Le amministrazioni comunali dovrebbero poter essere libere di scegliere lo sviluppo del proprio territorio, attraverso norme specifiche, non calate dall’alto ma strutturate per rispondere alle specificità di ogni singolo territorio. Le norme generali non permettono di valorizzarne le specificità. Del resto se i territori si conservano in buono stato si può dir grazie a chi lo abita, primi assoluti custodi.
Come giudica questa esperienza?
Bella, si vieni investiti di una grande responsabilità, e non c’è notte che non se ne senta il peso, energivora direi, ma gratificante allo stesso tempo. Metto a disposizione della mia comunità me stesso per questi cinque anni; non so se sarò all’altezza del mio mandato, questo spetta giudicarlo ai miei compaesani.